Lunedì 5 giugno il vescovo Erio Castellucci ha presieduto, nella chiesa cittadina di San Benedetto, la celebrazione eucaristica con il mandato ai giovani che partiranno per esperienze di missione: Giulia Ballarotti, maestra, che trascorrerà 6 mesi in Mozambico, con le suore Comboniane, e gli altri 50 giovani che condivideranno tempo ed esperienze Madagascar, Paraguay, Sri Lanka, Ciad, Perù – qui andranno anche 4 seminaristi con il rettore don Federico Pigoni – Albania e Angola. In Ciad andrà anche il vescovo Erio per incontrare il vescovo Henri Coudray della diocesi di Mongo, con cui la nostra sta stringendo negli anni il legame di amicizia. Presenti alla celebrazione anche Rosa e Agnese Chiletti, quest’ultima da poco rientrata dalla Thailandia, suor Gemma Montorsi, che da 42 anni è impegnata in Tanzania, a Usokami, insieme al suo parroco, don Vincent; e ancora padre Filippo Ivardi Ganapini, che ha seguito la formazione dei giovani in partenza, don Eligio e don Arrigo, missionari rientrati dal Brasile, ma sempre vicini a chi sceglie di vivere un’esperienza di condivisione. E una intera comunità, non solo la parrocchia di San Benedetto, gli alunni di Giulia, gli amici e le famiglie dei giovani che partiranno, davvero come mandati da una intera Chiesa.

Il vescovo, commentando le letture del giorno, ha affermato che “anche oggi sono migliaia gli annunci come quello della prima lettura, ‘uno della nostra gente è stato ucciso’, migliaia gli omicidi, per vendetta, per scartare i deboli, per denaro, per semplice rabbia. E ogni volta che è ucciso un uomo, possiamo dire che è uno della nostra gente. La storia del popolo ebraico è la storia di ogni popolo che subisce violenza; Gesù nel Vangelo dà una sua interpretazione di questa storia: sono uccisi via via i profeti mandati da Dio, e alla fine anche il figlio. E’ la storia di chi compie la giustizia e la proclama, e per quello dà fastidio, che agisce come una coscienza supplementare scomoda, per alcuni insopportabile. Di chi tocca equilibri e compromessi del cuore che non sopportano di essere sconvolti. Che buona notizia è l’eliminazione dei deboli, di profeti? Nulla di nuovo e gioioso in queste cronache quotidiane. Ma Gesù non vuole accodarsi a chi registra soltanto queste notizia: il testo del Vangelo finisce infatti con la citazione di un salmo: ‘la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo’. Ecco la buona notizia nella cronaca nera di sempre, ecco il raggio di speranza nella situazione disperata. E’ Gesù stesso quella pietra angolare, in lui sono color che soffrono per la giustizia e portano avanti il grido dei giusti. E alla fine vincono loro, quelli che sono uccisi, umiliati ingiustamente, calpestati, perché vincono in Gesù, che ha incontrato tutti gli emarginati, i poveri, chi non può esibire nulla, progettare, far leva sulle qualità umane. Gesù però ha anche incarnato coloro che spendono la vita per proclamare la giustizia, il valore del Regno, le beatitudini, che consistono nello spendersi perché tutti gli uomini possano vivere degnamente.  Anche noi vogliamo essere buoni annunciatori, per continuare a farci in ogni luogo portatori della buona novella, e contrastare la resa di fronte all’ineluttabilità della violenza. Se Gesù ha vinto la morte, c’è speranza per tutti. Per essere annunciatori credibili, cominciamo a trasformare le morti quotidiane in resurrezione, il rancore in affetto; se inseriamo pezzetti di resurrezione ogni giorno, testimoniamo efficacemente che la pietra scartata diventa pietra angolare. L’animo con cui questi giovani partiranno è lo stesso con cui gli altri rimangono a casa, per trasformare il presente a partire dal nostro cuore, dove l’unità di misura è l’amore, dove il Signore possa continuare a far splendere la luce della speranza”.

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