Riflessioni a seguito della I Comunione, delle cresime e del matrimonio di Simone e Samantha

Siamo troppo abituati a celebrare i Sacramenti.

Noi, diversamente dalle chiese che chiamiamo “giovani”, abbiamo ridotto troppo spesso la pratica della fede ad una ritualità ripetitiva. Ci siamo così abituati. Abituati a riti che non di rado sono sempre uguali a se stessi e che “rassicurano” perciò, perché “siamo andati a messa”, “abbiamo soddisfatto il precetto”, ci siamo “pacificati la coscienza”, evitiamo di sentire quel “non so che perché non sono andato”…

Se ritorniamo però ad essere una chiesa che mette al centro il Vangelo e il suo ascolto, che accetta di essere un Popolo in dialogo con il suo Dio, allora i sacramenti cessano di essere riti ripetitivi, quasi “atti amministrativi” e ritornano ad essere “gesti”, i gesti con cui il Signore esprime la sua relazione di amore con noi e ci invita a rispondere con il nostro amore.

Così sono state quest’anno le esperienze vissute nel mese che si è appena concluso: la prima comunione dei bambini (e dei loro genitori!) il 7 maggio, una celebrazione dolce e carica di annuncio evangelico; la celebrazione della cresima dei ragazzi di II media il 21 maggio, con la sua forza simbolica, soprattutto nella consegna della luce fatta dai genitori ai figli portando a compimento il gesto che fu fatto al loro battesimo; la celebrazione della cresima di nove adulti presieduta dal nostro vescovo il 28 maggio, carica di intensa sorpresa per questi adulti che hanno camminato tutto l’anno per giungere a questo compimento; il matrimonio di Simone e Samantha, infine, venerdì 2 giugno: una vera festa di tutta la comunità, una celebrazione non solo loro, ma veramente “nostra”.

Ecco come sono “belli” i sacramenti, quando li rendiamo veri e significativi: quando smettiamo di logorarli (e di logorarci!) con una stanca ripetitività; quando smettiamo di servircene per riempire il nostro vuoto di vangelo con gesti che sarebbero magici, quando decidiamo di esserci con tutto noi stessi anziché esserne spettatori, quando decidiamo di implicarci, di mettere in essi la nostra vita (la nostra vita faticosa, come dice il Papa), perché entri in contatto con la Sua Vita eccedente, in comunicazione con la dolcezza e la profondità del suo amore.

I sacramenti non sono riti magici, ma gesti di relazione. E il Signore, nonostante noi “c’è”, è presente… Quando anche noi “ci siamo”, vi entriamo nella verità per la porta del Vangelo ascoltato e accolto, allora esplodono di vita e noi usciamo dalla nostra stanchezza e dal nostro peccato.

 

don Ivo

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