Un seme di Vangelo (Gv 14, 1-12)

Gesù se ne sta per andare.

Ma non lo fa “sadicamente”, stanco dei suoi, dei loro tradimenti, della loro incomprensione… quasi che dica: “Ho fatto abbastanza per voi, ora arrangiatevi!”.

Gesù ama, e come fa chi ama, promette un futuro buono, nel quale saranno ancora insieme: “dove sono io sarete anche voi” (v. 3).

Gesù ama, e come fa chi ama, indica una via possibile, una strada da seguire per giungere alla meta. Ma non la meta è importante, bensì la via! Al contrario di noi, che per partire vogliamo avere ben chiara (e sicura!) la meta, Gesù dice che per partire bisogna conoscere la via: la via giusta condurrà alla meta giusta. L’importante è percorrere la Via, che è Lui!

Gesù ama, e come fa chi ama, compie le promesse: afferma addirittura che i suoi faranno opere “più grandi di queste” (v. 12) più grandi delle sue! Chi ama permette all’altro di superarlo!, e così fa Gesù.

Gesù ama e può chiedere, perciò, ai suoi di avere fede in Dio e in Lui. Anche in Lui, soprattutto in Lui! (v. 1). Ecco il nostro cammino: avere fede in Gesù, appoggiarci con forza su Gesù. Vivere come Gesù ha vissuto e fare il nostro cammino sui passi del suo.

E in questo cammino c’è una peculiarità, una maturazione da fare per vincere la paura: occorre accettare che Gesù se ne vada, che lui lasci libero lo spazio. Se Gesù se ne andrà, allora, grazie a questa assenza, i suoi discepoli potranno fare “cose più grandi di queste”.

Sembra strano, ma è così: le cose crescono quando uno se ne va.

Finché ci sei tu, nessuno farà qualcosa, perché non si assumeranno la responsabilità.

Se invece te ne vai, allora altri metteranno mano all’impresa e faranno cose nuove, cose “più grandi”, le cose necessarie oggi, non la ripetizione di quelle di ieri.

Il cammino dal turbamento alla fede è questo itinerario, questa “Via”: se Gesù va al Padre, allora i discepoli potranno iniziare.

Ma questa dinamica di “eredità”, di responsabilità da assumere uscendo dalla propria paura, non è una dinamica che riguarda la fede della chiesa in ogni tempo? Non riguarda noi?

Don Raffaele se ne è andato. E’ dura. Siamo “turbati”. Io lo sono.

Ma è un bene per noi. Era non solo “giusto” per il suo cammino di uomo e di presbitero. Giusto per la parrocchia di san Lazzaro, invitata anch’essa, come san Pio, ad una responsabilità nuova.

E’ anche buono per noi. E bene per noi che sia andato.

E’ bene perché, lasciato alle spalle il turbamento, si tratta di assumere la responsabilità. Si tratta di decidere “opere più grandi”: che non significa “maggior impegno per tutti”, ma nuova creatività, inventiva, fantasia. Ne saremo capaci? Crederemo alla parola di Gesù o solo alle nostre paure?

 

don Ivo

Categories: Un seme di Vangelo