Un SEME DEL VANGELO 26 febbraio 2017 (Mt 6, 24-34)

Ci sono momenti in cui il Vangelo sembra una parola troppo ‘fuori’ dal mondo per essere alla nostra portata, e certamente il passo che leggiamo questa domenica è uno di quelli. Gesù ci chiede di non preoccuparci per il cibo e per il vestito, per cosa mangeremo o per come vestiremo, perché queste sono cose di cui si preoccupano i pagani; non dobbiamo nemmeno preoccuparci per il domani, perché ogni giorno ha la sua pena. Il nostro compito, piuttosto, è cercare prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutto ciò che ci serve per vivere ci sarà dato in aggiunta.

Sono parole bellissime, ma forse generano in noi anche un po’ di rabbia: in fondo, tutti sappiamo quanto sia difficile fare i conti ogni giorno con i soldi, gli impegni, le scadenze … ci facciamo in quattro per riuscire a incastrare tutto senza diventare matti! E il Vangelo sembra invece proporre uno stile spensierato, quasi superficiale, incurante della complessità che costituisce la nostra vita, perché ‘il Padre vostro sa che ne avete bisogno’. Come dobbiamo leggere queste parole di Gesù?

Penso che oggi non ci venga chiesto di condurre una vita spensierata o di avere una visione un po’ ‘magica’ dell’aiuto di Dio; il punto, piuttosto, è il motivo – o la direzione – per cui ci diamo da fare e corriamo. Se la domanda dei pagani è ‘cosa (mangeremo, berremo, indosseremo)?’, la domanda di Gesù è ‘perché (a cosa serve, cosa vale di più)?’. Il ‘cosa’ mi schiaccia sui miei bisogni (materiali e non); il ‘perché’ mi fa alzare la testa, mi fa guardare verso una meta, mi aiuta a capire che tutto ciò che faccio è in funzione di qualcosa, non è solo una rincorsa senza sosta di ciò che la vita mi pone davanti. Ecco, stare davanti a questo interrogativo è il primo passo per prendere distanza dalle cose e non lasciarsi divorare dalle preoccupazioni.

La parola di Gesù non è dunque una parola di disimpegno, ma un invito alla calma, specialmente quando le cose ci assalgono. ‘Osservate’, dice più volte il Signore ai discepoli, ed è vero che quando noi siamo presi dalle preoccupazioni perdiamo completamente la capacità di vedere: concentrati sul nostro piccolo pezzo, non siamo più in grado di leggere il quadro d’insieme, e ci ritroviamo divorati da un’ansia (o da una testardaggine) che ci impedisce di vivere il presente. Quando succede così, diventiamo inevitabilmente degli schiavi.

Il Vangelo di oggi, dunque, ci sfida a vivere il presente da figli, cioè da persone libere, che non si lasciano divorare dalle preoccupazioni, ma mantengono uno sguardo attento a ciò che succede e riconoscono, pur tra le tante fatiche, la presenza paterna di Dio.

Don Raffaele

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