SEME DI VANGELO 15 gennaio 2017 (Gv 1, 29-34)

Chi è il testimone? È una persona che ha visto qualcosa, magari anche senza volerlo, e per il fatto stesso di aver visto, acquista una responsabilità: una volta interpellato, se accetta di dire il vero, dovrà affermare che qualcosa è successo, descrivendone la dinamica, raccontandone i particolari, prendendo una posizione.

Così è per il Battista, che nel Vangelo di oggi è il testimone per eccellenza. Lui non sapeva che Gesù fosse l’Agnello di Dio, ma ciò che vede al momento del battesimo gli fa capire di aver davanti il Signore, cosa che non può nascondere: ‘io ho visto e ho testimoniato’. Le parole del Battista sembrano quasi scontate, ma credo che nascondano una grande maturità umana e spirituale, e segneranno profondamente il cammino di questo uomo. Infatti, accettare questa consapevolezza significherà per lui riconoscere che il proprio compito è giunto al termine, e conseguenza di ciò sarà la scelta di spingere i suoi discepoli verso Gesù – è il brano immediatamente successivo – e ritagliare per sé un ruolo di secondo piano (‘lui è chiamato a crescere, io a diminuire’ dirà in Gv 3).

Questa testimonianza di Giovanni mi colpisce molto per la forza della sua onestà, e penso che lanci due domande molto sfidanti a tutti noi che ci diciamo cristiani. Anzitutto, noi cristiani siamo veramente dei testimoni? Perché per essere testimone occorre aver visto, aver incontrato, aver fatto esperienza … E a volte parliamo, ma senza aver fatto esperienza di nulla. Quand’è così, le nostre sono solo parole ridondanti, che non servono a nessuno e – anzi – rischiano di offendere con la loro categoricità le persone che fanno fatica.

E ancora: noi cristiani accettiamo di ‘vedere’? Perché anche questa operazione non è assolutamente scontata. Tante cose sono i nostri occhi, eppure noi non le vediamo, perché magari ci fanno male, non rientrano nella nostra logica, ci spaventano … Accettare di vedere significa assumere la responsabilità di un cambiamento! E noi abbiamo il coraggio di assumerci questa responsabilità, nella vita personale e comunitaria?

Don Raffaele

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