Vangelo Lc 16, 19-31

Che strana malattia agli occhi e che strana guarigione!
Era vicinissimo, eppure invisibile.
Ora che è lontano, invece, viene riconosciuto.
Prima era talmente invisibile che era senza nome.
Ora, da lontano, invece, anche il nome viene ricordato.
Il ricco del racconto del Vangelo non è cattivo: non si dice che trasgredisca i comandamenti, né che commetta iniquità. Il ricco del racconto non è ateo: non si dice che non partecipi al culto, che neghi l’esistenza di Dio. Il ricco del racconto del vangelo è semplicemente cieco.
Eppure, improvvisamente guarisce! Stando negli inferi, tra i tormenti, “alzò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro”: il rovesciamento della situazione lo ha reso capace di vedere quello che prima non vedeva!
E non è davvero così?
Non è vero che a volte quando tutto si ribalta finalmente vediamo il valore vero delle cose?
Ecco perché abbiamo bisogno, ogni tanto, di far saltare in aria le nostre sicurezze. Ecco perché abbiamo bisogno di chi ci metta a soqquadro, ribaltando il punto di vista tradizionale: per uscire dalla cecità che ci minaccia, da quel credere di vedere che invece rende ciechi, di cui parla Gesù in un altro famosissimo racconto (Gv 9). 

Questa parabola di Gesù, quindi, non vuole soltanto mostrare il contrasto fra il povero e il ricco: ciò che le interessa mettere in evidenza è che il povero e il ricco sono vicini, ma il ricco non si accorge del povero. Soltanto quando saranno lontani se ne accorgerà! Ma anche qui l’intento del racconto non è di minacciare, ma di far comprendere che non basta appartenere al popolo eletto (il “Padre Abramo”) per essere salvati. Non ci sono salvacondotti, privilegi di religione o di cultura, diritti di appartenenza: solo il modo in cui si è vissuto può dare accesso alla salvezza.
La differenza sta tutta nell’essere miopi – e vedere solo se stessi, il proprio bisogno, o lungimiranti – e saper vedere l’altro, la sua necessità… una necessità che potrebbe essere improvvisamente la mia!

Categories: Un seme di Vangelo