Vangelo  Gv 16, 12-15

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

 

 

La Solennità della Trinità ci rivolge una domanda: quale Chiesa siamo chiamati ad essere dallo Spirito?

La Trinità è comunione, è gloria condivisa, è la “vittoria” contro ogni individualismo ed egoismo. In Dio che è tri-unità, noi vediamo il cammino possibile anche per noi, che nasciamo egocentrici e in competizione contro gli altri per avere la vita solo per noi.

Lo Spirito prende da quel che è di Gesù, il quale a sua volta ha ciò che il Padre possiede: è un prendere che non contempla lotte di potere, è un “prendere sano”, contro il “prendere malato” che ci contraddistingue tanto spesso. Noi, infatti pensiamo che quel che sappiamo, quel che abbiamo, quel che siamo sia “nostro”, “mio”, senza renderci conto che praticamente tutto abbiamo ricevuto in dono. Senza infinite sorgenti di vita e di amore non saremmo quello che siamo. Viviamo la nostra identità veramente umana solo quando riceviamo con gratitudine e doniamo con gratuità.

Nel discorso che Papa Francesco ha tenuto lunedì 17 maggio all’assemblea dei vescovi Italiani, parlando del presbitero, ha detto: “In questo tempo povero di amicizia sociale, il nostro primo compito è quello di costruire comunità”. Ecco, mi pare, una verità, nella quale lo Spirito ci invita a crescere.

Costruire comunità, comunità che siano capaci di mostrare la parola del vangelo come parola di salvezza. Non si annuncia il vangelo perché si producono belle parole, perché si proclamano verità giuste ed eterne, o, peggio, perché si difende una dottrina contro i gli errori del tempo presente.

Si annuncia il Vangelo costruendo comunità. Cioè vivendo l’esperienza esperienze di salvezza, dentro i rapporti interpersonali che sono, tante volte oggi, rapporti feriti.

Viviamo in un tempo in cui abbiamo la possibilità di comunicazione in tempo reale con chiunque, in qualsiasi parte del pianeta attraverso internet, web, chat, siti di incontri.

Ma proprio questa velocità e immediatezza nell’arrivare a situazioni di intimità nelle relazioni produce solitudine. Siamo incapaci di vivere l’alternarsi di stati emotivi personali; con la stessa velocità con cui si comunica si cambiano e si sostituiscono i partner delle relazioni; in tutti si alimenta una domanda grande di intimità, reciprocità, complicità; domanda a volte esasperata e confusa fino a confondere i ruoli relazionali, sessuali, e genitoriali.

La “verità tutta intera” a cui lo Spirito chiama la chiesa, per introdurla in essa, è forse la verità dell’amore. La verità di cosa significhi oggi amare ed essere amati e sperimentare la salvezza là dove oggi gli uomini e le donne sono più profondamente feriti.

Nella comunità cristiana siamo introdotti alla verità tutta intera nella misura in cui le relazioni diventano il luogo in cui il gioco reciproco di potere e dominio viene disinnescato da uno stile di comunicazione verbale e gestuale di confronto, di cura e di accoglienza. Relazioni che offrano un sano ma concreto sostegno emotivo ed affettivo, dove la vita riesce ad esprimersi in forme di generatività ed intimità sane e sananti. Allora le nostre relazioni diventano il  luogo teologico di salvezza e, proprio per questo, essa stessa annuncio concreto della salvezza evangelica ed anticipo profetico del Regno.

Don Ivo

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