Giovedì 27 novembre si è tenuto nei saloni parrocchiali il secondo incontro del “Laboratorio della Carità”  dal titolo “Educare lo sguardo”.

Erano presenti numerosi parrocchiani oltre a Don Ivo, Don Raffaele, Federico Valenzano della Caritas Diocesana e Maria Rita Fontana della parrocchia di Gesù Redentore.

Si è partiti dall’osservazione e dal commento dell’opera di Marc Chagall “La resurrezione in riva al fiume”.

Ognuno dei presenti è stato sollecitato a identificare il particolare del quadro che più lo aveva colpito: si è rilevato che in molti casi erano stati osservate cose diverse e se ne erano ricavate differenti sollecitazioni.

Quando ci si trova di fronte ad una persona che si rivolge a noi per avere aiuto, il nostro modo di valutare e capire la situazione è fortemente influenzato dalla nostra esperienza, dai nostri valori, dalla nostra biografia. La nostra soggettività entra in gioco in modo per noi assolutamente inconsapevole rendendoci scarsamente obiettivi e precludendoci la possibilità di aiutare l’altro nei suoi bisogni veri.

Maria Rita Fontana ci ha poi definito quali sono e caratteristiche e quale l’obiettivo  della relazione d’aiuto e quali sono gli atteggiamenti  che possono facilitarla; occorre ricordare che è sempre la persona , non il problema l’oggetto di  attenzione.

L’altro siamo noi
“L”ascolto non é un momento passivo della comunicazione,
non é solo apertura all’altro, ma é atto creativo
che instaura una con-fidenza quale con-fiducia tra ospitante e straniero.
L’ascolto é un sì radicale all’esistenza dell’altro come tale;
nell’ascolto le rispettive differenze si contaminano, perdono la loro assolutezza,
e quelli che sono limiti all’incontro possono diventare risorse per l’incontro stesso.
Ascoltare uno straniero non equivale dunque a informarsi su di lui,
ma significa aprirsi al racconto che egli fa di sé per giungere a comprendere nuovamente se stessi:
così lo straniero non abita tra di noi ma abita con noi.
Lo straniero, infatti, cessa di essere estraneo quando noi lo ascoltiamo nella sua irriducibile diversità
ma anche nell’umanità comune a entrambi.”(Enzo Bianchi, L’altro siamo noi)