Venerdì 3 ottobre tutta la comunità si è riunita per confrontarsi sull’anno pastorale che sta per iniziare a partire dalle cose già fatte (la sistemazione della chiesa), dalle cose da fare (un cammino di approfondimento su cosa vuol dire essere comunità accogliente, soprattutto verso i più poveri) e dalle cose che si stanno facendo e che devono essere un po’ “rinnovate” (il cammino del Secondo Annuncio ormai iniziato da 6 anni). Proprio queste sono state le tre linee da cui ha preso spunto Don Ivo per presentare l’anno pastorale, ponendo l’accento in particolare sull’orientamento nuovo dato alla chiesa, dal momento che questo orientamento non ha un valore meramente estetico, bensì sostanzialmente teologico. La seconda parte dell’incontro, infatti, è stata dedicata a lavori di gruppo durante i quali i presenti si sono confrontati su “cosa mi piace o non mi piace” del nuovo assetto liturgico della chiesa dopo il terremoto. Ne è emerso un giudizio complessivamente positivo a dimostrazione che le scelte fatte sono state apprezzate dai fedeli: la possibilità di avere un’assemblea più raccolta grazie alla disposizione a raggiera dei banchi, la posizione del fonte battesimale speculare all’altare, la facilitazione della preghiera personale grazie alla posizione strategicamente dislocata delle suggestive icone (sia quelle di stile antico che quelle di stile moderno) sono tutte scelte apprezzate proprio perché permettono di godere delle celebrazioni in modo molto più partecipe. E’ proprio su quest’ultimo punto che si è soffermato Don Raffaele il quale ha spiegato che le scelte non sono state motivate da questioni estetiche o di gusto personale, bensì da precisi significati teologici. Lo scopo di una chiesa infatti è quello di favorire la partecipazione all’assemblea eucaristica, non di facilitare la devozione personale: perché vado in chiesa? Innanzitutto per vivere l’eucarestia. Non che la devozione personale sia di per sé negativa (e infatti le icone sono presenti anche per questo), ma non può avere lo stesso o, peggio, maggiore valore della messa. E tale principio è stato affermato proprio con il Concilio Vaticano Secondo che ha riportato al centro della vita del cristiano la partecipazione all’eucarestia. Nei secoli passati infatti l’aspetto devozionale (motivato anche da contesti storici-culturali differenti da quello attuale) aveva soppiantato un po’ quello eucaristico: si andava in chiesa e, spesso, si faceva una preghiera personale (p. es. il rosario durante la messa) anche perché i fedeli non potevano “partecipare” attivamente all’eucarestia per questioni linguistiche (il latino) e logistiche (il sacerdote dava le spalle ai fedeli e tutta la celebrazione era imperniata su di esso) per cui trovava giustamente altre occasioni per pregare (spesso davanti ai santi nelle varie nicchie e/o navate delle chiese). Tale impostazione individualistica non ha più ragione di essere in quanto la riforma liturgica ha reso l’eucarestia un vero e proprio momento comunitario in cui i fedeli non sono e non devono essere semplici spettatori, ma veri e propri protagonisti. Il dialogo che ne è scaturito ha permesso di sviscerare meglio tale concetto che è alla base del riordino liturgico della chiesa rendendo l’incontro un bel momento di comunità, la quale ha dato una risposta veramente positiva: giovani, adulti, anziani si sono ritrovati insieme per parlare della propria chiesa e, anche se a volte con posizioni un po’ critiche e diverse (la porta di ingresso attuale non è adatta alla nuova disposizione, l’altare vecchio rischia di diventare un luogo dispersivo, il tabernacolo dovrebbe essere spostato….) tuttavia hanno dialogato in modo fecondo e proficuo. Last but not least è stata colta poi l’occasione per festeggiare con dei gustosi pasticcini e un ottimo spumante l’arrivo del denaro della regione sul conto corrente della parrocchia. Con tale cifra (431000 euro, che è la parte più cospicua del totale riconosciutoci) si potranno ripagare i debiti contratti per i lavori del terremoto e permettere quindi di affrontare il futuro economico della parrocchia con minor apprensione.