Sulla parete sinistra, tra i due “spalloni” rosso modena e davanti alla lesena dello stesso colore (uguale disegno architettonico si trova di fronte) è collocato il nuovo altare provvisorio. Per questo altare abbiamo speso soltanto per l’acquisto della moquette. Il palchetto sottostante è in prestito dalla parrocchia della Madonna Pellegrina; l’altare e l’ambone sono stati donati dalla parrocchia di Gesù Redentore. Si tratta, infatti, di un presbiterio provvisorio volto a farci sperimentare il nuovo orientamento liturgico, di cui ci hanno parlato i due precedenti articoli.

Questo presbiterio ha alcuni evidenti difetti: è un po’ troppo alto e troppo stretto; faticosamente agibile per i gradini improvvisati e mancanti sul davanti; illuminato in modo insufficiente e impreciso. Mancante ancora di una croce astile (il crocifisso c’è già sopra il tabernacolo) sotto l’icona della pentecoste o a fianco dell’altare. Con una sede costituita per ora solo da sedie.

Nonostante i difetti questo altare provvisorio è sormontato dall’icona della pentecoste, immagine della chiesa che noi comunità siamo chiamati a diventare: immagine che quindi ci fa da specchio e da riferimento finale. Ai lati dell’altare ci sono due opere di Rita Begnozzi raffiguranti (a destra dalla parte dell’ambone) il verbo che fattosi carne annuncia la parola nella sinagoga di Nazareth; a sinistra l’opera che mostra il corpo spezzato di Cristo sulla croce: il corpo che è un pane spezzato per noi e dal quale i due discepoli di Emmaus (e anche noi!) ripartono per la missione.

Un altare quindi non ancora finito, ma che vuole ricordarci il mistero della chiesa (evocato dalla Pentecoste) nasce dall’ascolto della Parola e si nutre del Corpo del suo Signore crocifisso e risorto. Un altare quindi che ricorda nelle immagini che lo contornano il mistero che su di esso celebriamo, ma che anche “guarda” di fronte a sé, all’altro polo della chiesa, di cui scopriremo il significato nel prossimo articolo.