Mercoledì 30 gennaio c’è stato l’ennesimo incontro con i progettisti e l’Impresa per fare il punto sui lavori in chiesa. Definite ancora una serie di questioni importanti (un piccolo intervento per aumentare ancora di più la sicurezza statica dell’edificio, i cartongessi, le finestre, la collocazione delle luci e dell’impianto di amplificazione) ci siamo resi conto che la riapertura della chiesa sarà possibile solo tra aprile e maggio prossimo. Cioè 11 mesi dopo la sua chiusura avvenuta il 30 maggio 2012. Sono stati tanti i passaggi di questi mesi: la decisione di chiudere la chiesa e un primo mese di celebrazioni sotto la tenda; poi le verifiche sismiche nei mesi di giugno-luglio, mentre fino alla fine di agosto abbiamo celebrato all’interno per sfuggire al caldo eccessivo; dall’inizio di settembre si è dato il via al progetto di ristrutturazione, mentre di nuovo siamo usciti a celebrare sotto la tenda, fino alla cresima, il 21 ottobre; poi dal 19 novembre l’inizio dei lavori, mentre con molta generosità i parrocchiani raccoglievano quasi 100.000 euro e alcuni amici ci offrivano i prestiti infruttiferi senza i quali sarebbe stato impossibile partire.E in mezzo a tutto questo le tante decisioni da assumere: la portata e l’entità degli interventi, la scelta dell’impresa, il coinvolgimento degli enti e dei singoli che potessero aiutare, l’informazione da dare continuamente alla parrocchia, ma senza pesare eccessivamente e senza ridurre tutto ad una questione di soldi. In tutto questo molti hanno vissuto con disagio l’assenza della chiesa, la perdita di un punto di riferimento e la fatica in alcuni momenti per la nostra liturgia. Tutti hanno mostrato molta pazienza e un affetto grande alla nostra parrocchia, rendendosi conto che non è fatta anzitutto di muri o di simboli, ma di persone e che l’appuntamento con le persone è più importante del luogo e delle abitudini.Mi chiedo allora: che cosa ci sta insegnando questo tempo? Quale comunità stiamo diventando in questa fase di precarietà? E con quale cuore pensiamo alle famiglie che dal 20 maggio scorso sono fuori dalla loro casa?Alle imprese che hanno dovuto lottare per non fallire, alle parrocchie che la chiesa non l’hanno più e chissà fino a quando?Dopo il terremoto e con questa esperienza della ristrutturazione della chiesa anche noi stiamo diventando diversi. Quale comunità stiamo diventando?

don Ivo