Dopo diversi mesi di inattività, dovuta alle quotidiane incombenze famigliari (per qualcuno di noi aumentate con la nascita di nuovi pargoli…) si è finalmente riunito il gruppo famiglie con bambini da 0 a 6 anni. La definizione è un po’ insolita in quanto generalmente si rimanda a “gruppo famiglie” o a “gruppo bambinicatechismo”; in realtà non si può identificare in una definizione ben precisa soprattutto perché gruppo non è. Tutto è nato infatti qualche mese fa (qualcuno lo ricorderà in quanto se ne è parlato nelle pagine di sanpionews questa primavera) con lo scopo di affrontare un problema pastorale completamente trascurato: come trasmettere la fede ai bambini in età pre-catechismo? Un testo molto bello di Serena Noceti ci aveva sollecitato a tal proposito su questo aspetto: in una società come la nostra, in cui non vi sono più quelle figure e istituzioni tradizionali che svolgevano una sorta di iniziazione alla fede, non si può pensare che il catechismo da solo, soprattutto con una impostazione di tipo “scolastico”, basti per trasmettere la bellezza dell’incontro con Gesù: occorre già gettare le basi in questa età durante la quale, tra l’altro, il bambino è particolarmente reattivo e capace di interiorizzare certi valori. E’ infatti su questo che ci si è soffermati domenica 18 novembre: Don Ivo ci ha chiesto di riflettere su che cosa ci aiuta a trasmettere la fede nella nostra quotidianità e che cosa ci è di ostacolo. Molti hanno riconosciuto che sono i piccoli gesti quotidiani, anche se semplici e banali, ad aiutare il bambino ad avvicinarsi alla fede: ricordarsi di pregare prima dei pasti (magari lanciando un dado per veder quale preghiera si dovrà recitare), ringraziare alla sera per qualcosa vissuto durante la giornata, valorizzare le domande curiose dei figli sulla fede sono tutte esperienze che in piccolo aiutano a crescere. Tuttavia sono esperienze spesso difficili da mantenere in quanto siamo travolti dagli impegni quotidiani che impediscono di avere un costante momento di scambio e serena riflessione. Anche solo riuscire a venire a messa tutti insieme è spesso un’utopia. Don Ivo ha però ricordato che non è tanto importante l’andare a messa nel senso che non si può essere così ingenui da pensare che basti la presenza fisica all’eucarestia per trasmettere la fede; al contrario, come ha detto qualcuno di noi, il vissuto va oltre la parola: è quindi importante che noi genitori adulti trasmettiamo l’importanza di Gesù nella nostra vita. Anche se non viene a messa, il bambino comunque riconosce che per i genitori questo momento è importante e quindi ne interiorizza il valore. Per questo occorre cercare di ritagliarsi un momento di “distacco” durante la giornata per dedicarsi interamente a se stessi come famiglia, per ascoltarsi perché si possa gustare la bellezza dell’incontro con Cristo. I bambini infatti interiorizzano più così che con tante parole persuasive o discorsi che, invece, è una modalità tipicamente adulta. In questo senso si recupera il vero e più profondo significato del rito, momento, cioè, non da svolgere per “mettersi a posto la coscienza”, ma da assaporare e gustare perché essenziale per la nostra vita. Ci siamo così lasciati con questo proposito nella speranza di poterci reincontrare senza che passino altri sei mesi…
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