Nei mesi di giugno e luglio, in obbedienza alla legge regionale del 2008 e a seguito della temporanea chiusura  della Chiesa dopo l’evento sismico del 20 e 29 maggio (avendo riscontrato sui travi di ingresso e sopra il presbiterio  4 tagli diagonali), è stata effettuata la verifica della tenuta sismica della chiesa e di tutti gli edifici della parrocchia.

Questo articolo presenta in sintesi gli elementi di debolezza della nostra chiesa, dopo l’incontro e l’accurata  relazione consegnata dal gruppo di tecnici che che ha studiato la tenuta sismica del nostro edificio, per rendere noto a  tutti il motivo della temporanea chiusura e la necessità di alcuni interventi di miglioramento della struttura stessa.

1. Il tetto poggia su tanti esili pilastri unifilari legati da cordoli orizzontali. Di questi solo quattro setti sono sismo -resistenti, due davanti e due dietro: in altre parole sono loro che prendono tutto il carico orizzontale (in una misura  che si può stimare dell’80% della forza del terremoto).

2.  Le travi (i pilastrini obliqui sopra il trave principale e quelli sull’altare e sulla porta)  hanno problemi per  eventuali sollecitazioni di taglio (che del resto si sono già verificate su quelli soprastanti l’altare e la porta).

3.  I pilastri  (quelli a vista sopra i muri, ma in realtà tutti) hanno problemi a sopportare le sollecitazioni di  pressione. Non sono sufficienti per assorbire l’azione sismica prevista per Modena.

4. Le tamponature in muratura (cioè i muri di pietra) sono muri vuoti e sono teste che girano attorno ai pilastri. In  caso di terremoto previsto essi si tendono a crepare a X di taglio (come avvenne al municipio di s. Agostino, che tutti  abbiamo visto in televisione, per intenderci). Perfino il mosaico è labile… perché sono parti incollate sul muro, non  tassellate.  Ecco quindi la diagnosi: siamo, negli elementi più sfortunati, attorno al 30% di quello che sarebbe la reazione  adeguata al sisma di progetto (in altre parole al sisma previsto per Modena, cioè se venisse un sisma come quello  avvenuto nella Bassa).

5. A questi elementi si aggiunge una ulteriore vulnerabilità, quella che riguarda il soffitto, che ha un intonaco di  due/tre centimetri tutto crepato a ragnatela. Sarebbe meglio tirarlo giù per alleggerire il tetto, ma rischiamo di  spaccare tutti i tavelloni. Meglio mettere una rete portante a fibre di carbonio o a fibre di vetro. E’ brutta, ma poi si  può mettere un cartongesso o una rasatura.

Le indicazioni qui contenute sono soltanto il risultato di uno studio di vulnerabilità e non costituiscono uno studio  di progetto. Occorre ancora lo step della progettazione, che analizza interventi, materiali e costi in modo preciso, cosa  che qui ora non è possibile avere. Questa è una valutazione “a spanne” per un miglioramento, non un adeguamento.  L’adeguamento ce lo possiamo scordare: consisterebbe nel rendere la chiesa adeguata a reggere senza conseguenze  un sisma di progetto (cioè ad uscire indenne da un terremoto come quello del 20 e 29 maggio nella Bassa se  avvenisse qui). Possiamo renderla più capace di assorbire il sisma, ma non di giungere alla totale sicurezza. In  pratica, come fanno tutti, possiamo raggiungere un miglioramento fino al 60% della sicurezza di tenuta rispetto al  sisma di progetto.

Categories: Ristrutturazione