Vangelo  Gv 7,37-39

Dal vangelo secondo Giovanni

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva».
Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.  

 

Non la permanenza, ma la crescita. Ecco la vita cristiana. Non un  “rimanere” dentro le convinzioni di ieri, ma il  “crescere” verso una conoscenza più profonda  e più vasta del mistero di Dio e della nostra  vita. La fede di un discepolo di Gesù è un cammino: un cammino nel quale si cresce andando  sempre più dentro e sempre più avanti.  Il Vangelo della solennità della Pentecoste, quindi, ci  aiuta ad intuire la dinamica della nostra vita  cristiana.   Lo Spirito, infatti, “darà testimonianza” di  Gesù (v. 15,26), cioè è per noi una conferma  interiore, un abitare nella verità di Gesù. E  questo abitare ci procura quella convinzione e  quella consolazione, così intimamente interiori,  che nessuna dipendenza e nessuna compiacenza possono assicurarci. Un discepolo di Gesù,  quindi, è libero: libero dalla dipendenza da  qualunque leader carismatico o istituzionale a  cui far riferimento e libero da qualunque compiacenza, perché non ha bisogno di avere la  conferma e l’approvazione di alcuno per le sue  scelte. Ecco in che senso lo Spirito conduce  sempre più “dentro”: conduce ad una conoscenza che è crescita nell’interiorità e questo è  il fondamento della nostra libertà!    Lo Spirito, poi, “vi guiderà dentro la verità” (v. 16,13), conduce cioè il discepolo di Gesù ad una conoscenza progressiva e gradualmente più profonda della verità. Egli ci guida  ad una conoscenza personale del mistero di  Gesù: una conoscenza che non può ridurre la  fede alla sola dimensione cognitiva della fede,  né addirittura alla miseria delle nostre formule  essenziali… L’anno della fede, che il Papa Benedetto XVI ha proclamato, dovrebbe essere  questo tempo dinamico, nel quale alimentare  una fede personale, progressivamente più vasta  e più profonda, dove ognuno di noi cresce di  conoscenza in conoscenza, per una fede che  vinca la cecità e la stupidità che a volte ci minacciano, quando per distrazione e disimpegno, rimaniamo ancora come bambini nell’ambito della fede.

don Ivo

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